La Festa della Candelora
La Festa della Candelora

Nel Medioevo ogni maestro e garzone versava annualmente alla propria corporazione una tassa per il suo mantenimento e per l’illuminazione della chiesa o dell’altare della patrona. Le offerte della cera diventavano sempre più fastose, fino a far prendere il sopravvento sulla cera alla struttura barocca o rococò in legno dorato riccamente e variamente decorata, ornata da angeli e/o statue, addobbata da fiori e portata a spalla da più portatori. Assai significativa era la benedizione delle candele durante la messa della Purificazione di Maria, che si celebrava il 2 febbraio mentre il 3 si teneva la processione della Luminaria, cioè della cera offerta dalla città alla patrona. In mattinata si preparavano i palchi per gli aristocratici e i notabili, che avrebbero assistito al passaggio della processione. A mezzogiorno le autorità, il clero e i rappresentanti delle varie corporazioni di arti e mestieri, attraverso la via principale detta appunto Luminaria, si riunivano tutti nel luogo convenuto. Pietro Carrera descrive il lungo corteo, composto da sei battitori di tamburi; orfanelli vestiti di bianco, cappuccini, terziari scalzi francescani, frati della Santissima Trinità e di san Francesco di Paola, carmelitani, agostiniani, minori conventuali di san Francesco, zoccolanti e domenicani, il clero con un gran cero acceso, i canonici della Collegiata e della Cattedrale, il vescovo, i portatori dei ceri votivi, le Candelore delle varie corporazioni di arti e mestieri, cioè dei pregevoli enormi candelabri in legno intagliato alti alcuni metri con le raffigurazioni delle scene più celebri del martirio, gli agricoltori e gli artigianati, il mondo della cultura e delle professioni con i rappresentanti dell’Università, le magistrature cittadine e i rappresentanti del potere. Tutti portavano in mano torce di cera bianca, che poi offrivano in Cattedrale. I diversi momenti dei festeggiamenti erano intervallati dallo sparo di mortaretti e fuochi di artificio e quelli della sera erano particolarmente attesi dalla popolazione e la giornata si chiudeva con uno spettacolo suggestivo: una miriade di lumi venivano accesi sui davanzali delle finestre delle abitazioni, sulla Loggia (la casa della città) e sulle aperture del campanile del Duomo. Era un'usanza comune ad altre città d'Italia, come ad esempio Lucca.













